Storie per raccontarsi

 

Albi illustrati
albi illustrati

I libri hanno sempre fatto parte della mia vita, sono una lettrice accanita e adoro spaziare fra moltissimi generi diversi, ma soprattutto adoro il senso di piacevolezza che ho dopo la lettura, come adoro l’attesa del momento della giornata che potrò dedicare al mio libro del momento. Quando ho iniziato a lavorare nel mondo della psichiatria adulti ho trovato alcuni progetti legati alla scrittura e alla lettura, ma mi sembrava che a tutti mancasse qualcosa… mancasse la parte emotiva, che fossero un insieme di lezioni frontali che non andassero però a toccare la persona nella sua interezza e nemmeno la storia narrata nella sua profondità, ma che fosse un oggetto al pari di un tavolo o una sedia.

Quando ho iniziato a lavorare con bambini e ragazzi ho cercato di studiare ed informarmi il più possibile su teoria e pratica della letteratura per non vederla solo come un esercizio strumentale o come un esercizio di comprensione, ma perchè la lettura potesse avere un impatto riabilitativo e di salute mentale intesa come benessere personale.

Ma andiamo con ordine, perchè le storie iniziano sempre con un bell’incipit!

Cosa intendiamo per albi e libri per bambini?

Un albo è un libro illustrato, di non molte pagine di formato variabile, con parole semplici, frasi concise, concetti chiaramente espressi e facilmente comprensibili adatto per suscitare interesse e curiosità  ( A. Rauch, Ad occhi aperti- Donzelli ed.).

Partiamo proprio da questa semplice quanto profonda definizione: l’albo ha al suo interno immagini e parole e l’obiettivo finale è quello di suscitare curiosità ed interesse. Da qui partiamo per capire come  un albo  illustrato sia utile per il nostro lavoro riabilitativo.

Ciò che proponiamo a bambini e ragazzi ha sempre l’obiettivo di migliorare, abilitare, riabilitare e aumentare il senso di efficacia personale grazie all’acquisizione di nuove abilità.

Queste abilità da acquisire necessitano però di una curiosità di base che permetta al bambino e ragazzo di muoversi verso quell’obiettivo per non perdere la fiducia durante il progetto, la curiosità stimola la motivazione, e l’albo può essere uno strumento davvero importante per  iniziare un rapporto terapeutico e anche per mantenerlo vivo durante il suo svolgimento.

Un primo approccio è proprio quello della  curiosità, scegliere un albo che possa far dire al bambino o al ragazzo: “cosa succede in questa storia? cosa succede a questo personaggio?”

Alcuni titoli che possono essere considerati alimentatori di curiosità sono:

“Una storia molto in ritardo” di Marianna Coppo;

“Ti cerco, ti trovo” di A. Browne;

la trilogia di Suzy Lee ;

la trilogia di Aaron Becker;

( per gli adolescenti)

“L’albero rosso” di Shaun Tan;

I silent di David Wiesner.

Sono solo alcuni dei titoli che infondono curiosità, stimolano la conoscenza interpersonale e aprono a un dialogo in cui non ci siano solo domande dirette di conoscenza. Certo il bambino o ragazzo deve gradire questa modalità, perchè ricordiamoci sempre che il libro è uno strumento, ma siamo sempre noi “artigiani della mente” a scegliere e condurre lo strumento migliore per la persona che abbiamo davanti.

La lettura di un albo  può avere svariati obiettivi: il primo che abbiamo già visto è quello di conoscenza, di relazione, di partecipazione. Questo obiettivo è il primo da raggiungere ma anche quello che non deve mai mancare quando si affronta la lettura di un albo; dobbiamo sempre entrare in relazione con il bambino o il ragazzo, dobbiamo stimolarlo verso nuovi libri o nuove modalità di lettura, anche se ci sarà un obiettivo diverso da quello prettamente relazionale.

COME LEGGERE GLI ALBI ILLUSTRATI

Ilaria Tontardini seleziona alcune modalità di lettura degli albi, la prima sta nelprendere e toccare.

Vi sembrerà una modalità sciocca, scontata, ma pensate ai bambini con difficoltà comportamentali, disregolazoni emotive, oppositivi provocatori, pensate a loro con un libro in mano…. potrebbero romperlo, strapparlo, guardare la copertina e poi gettarlo a terra, agire su questa prima modalità è già iniziare  un intervento riabilitativo.

Possiamo darci come obiettivo primario il controllo dell’impulsività e a seguire l’autoregolazione dei comportamenti, la presa di coscienza dei tempi…e ancora una volta, la relazione. Quella relazione che si instaura fra noi e il bambino e che aiuta a non voltare in fretta le pagine, a creare la giusta attesa fra una pagina e l’altra, il prendersi cura di un oggetto che contiene al suo interno una storia. Alcuni libri possono risultare  anche abbastanza delicati per via di alcune pagine intagliate, ad esempio “Un giorno nella vita di Dorotea Sgrunf” edito da Lupo Guido, ha pagine che creano scenari intagliati, perché i bambini possano toccare e sfogliare queste pagine devono porre attenzione sui gesti, inibendo quello che solitamente è un gesto impulsivo.

Mentre lavoriamo su tutti questi obiettivi, stiamo impregnando questi gesti di una relazione di fiducia, di una capacità di attesa e di rispetto e questo si unisce al secondo gesto che è quello dello sfogliare, non solo inteso come gesto fisico ma proprio come desiderio di procedere nella storia. Alcuni albi hanno già al loro interno domande che invogliano i bambini ad andare avanti, e spingono la loro curiosità nel cercare qualcosa di nuovo, nel cercare le risposte.

Pensate solo a questi 3 gesti apparentemente semplicissimi, pensate a quanti sistemi neurobiologici avete toccato, ve ne scrivo alcuni giusto per farvi capire l’importanza della lettura: relazione, inibizione, attenzione condivisa, attenzione sostenuta, allerta, attenzione selettiva, autoregolazione, manualità.

Ognuna di questa viene incentivata sempre grazie alla nostra presenza, alle parole o alla posizione con la quale leggiamo. pensate proprio all’importanza del “come” leggere insieme: mi metto di fronte, a fianco, il libro davanti a me, il libro in mezzo fra i due, il libro lo tengo solo io o anche il ragazzo… ognuno di queste scelte può essere corretta a seconda dell’obiettivo finale. Ad esempio se voglio allenare l’attenzione sostenuta, terrò io il libro e sfoglierò le pagine con la mia velocità, se voglio creare uno scambio, potrei tenere io in mano il libro e l’altro sfoglia le pagine.

Ora veniamo alla modalità di lettura, perchè ogni volta che un bambino o un ragazzo vedrà un libro vi chiederà se deve leggerlo! Sì lo deve leggere ma, guardando le immagini. Una cara amica esperta di arte mi faceva ragionare su quanto le immagini siano state per secoli libri da leggere ( per esempio la Sappella degli Scrovegni, la Basilica di Assisi, la Cappella Sistina…tutte storie che si leggono guardandole) e spesso noi sottovalutiamo la potenza dell’immagine. I ragazzi pre adolescenti o adolescenti possono trovarsi inibiti davanti a un libro illustrato, potrebbero considerarlo da bambino, oppure potrebbero restarne meravigliati se li accompagnano nella lettura rendendo quella storia vicino a loro. Ho provato questa modalità sia con “L’albero rosso” di Shaun Tan che con “un bacio e addio” di Jimmy Liao, due albi potentissimi, carichi visivamente ed emotivamente.

Chiedere al bambino o al ragazzo di guardare un immagine significa percepire il contesto, il personaggio, le emozioni che prova attraverso l’osservazione attenta delle espressioni del volto o della postura, i colori dell’immagine ci rimandano a una sensazione, un’emozione che va tradotta in parole. Non è forse questa la psicoeducazione? Non stiamo forse parlando di trovare le giuste parole per parlare di ciò che provo, di dare ad ogni sfumatura emotiva le giuste parole perchè anche l’altro possa capirle?

Arriviamo così alla modalità del “raccontarsi” partiamo da una storia, l’abbiamo letta insieme e come terminiamo la lettura con il nostro bambino o ragazzo? Chiudiamo il libro e gli diciamo “bravo”? No, restiamo con il libro aperto e cogliamo un aspetto che lo ha colpito per parlare di questo e per parlare di lui con lui.

L’albero rosso di Shaun Tan

Un racconto nasce sempre per narrare una storia, anche se breve e semplice, ma una storia, e anche i bambini e ragazzi che seguiamo hanno una storia: possono raccontare di quando si sono sentiti felici o spaventati, di quando anche a loro un amico ha fatto uno sgarbo, di quando non hanno capito qualcosa che stava succedendo, di quando hanno avuto bisogno di un aiuto o di quando volevano starsene da soli… raccontarsi è fondamentale per autodeterminarsi, per creare la propria storia, per mettere in ordine gli avvenimenti della propria storia, che seppur piccola ha bisogno di essere raccontata.

Possiamo avere  anche obiettivi più precisi, durante la lettura o quando scegliamo un libro da proporre, che rientrano nel programma riabilitativocome il potenziamento attentivo, cognitivo, la capacità relazionale, il problem solving…

Ed è proprio su questo ultimo punto che vi suggerisco alcuni albi davvero belli che creano e fanno nascere riflessioni sull’importanza del sapere risolvere e gestire un problema ma anche sulla capacità di ipotizzare ciò che succederà. ( vi avverto che alcuni sono difficili da reperire ma in una biblioteca ben fornita o su siti di libri usati, potete ancora trovarli)

“ Indovina che cosa succede” di G. Muller, Babalibri

“ Il libro rosso” di Barbara Lehman

“ Tortintavola” di Thé Tjong- Khing

“ Mr. Ubick” di David Wiesner

Sono pochissimi libri confronto ai molti in circolazione, ( al termine della newsletter troverete alcuni link preziosissimi per avere idee e titoli), ma l’idea che lega tutti questi libri è nella domanda “cosa accadrà dopo?”. Molti dei ragazzi che seguo hanno grandi difficoltà a farsi questa domanda e agiscono d’impulso nella loro vita quotidiana, nel porre questa domanda durante la lettura e nel riprenderla nelle attività successive, aiutiamo i ragazzi ad interiorizzare una domanda che è fondamentale per ogni scelta e comportamento che si mette in atto quotidianamente.

Non posso scrivervi tutti gli albi di valore che ci sono in commercio, tutti quelli che hanno al loro interno la bellezza, la potenza delle immagini, ma posso darvi alcune indicazioni su ciò che dovete ricercare e farvi aiutare da bravi librai e bibliotecari.

Cercate dei libri belli: non semplici, non facili, non corti,  belli.

I bambini e i ragazzi devono essere abituati ad immagini belle, devono essere abituati a soffermarsi sui dettagli, sulle sfumature, devono essere incuriositi dai cambiamenti fra una pagina e l’altra.

Gli obiettivi di cui vi ho parlato fino ad ora, devono essere presenti in tutte le letture perché l’approccio all’albo non sia un esercizio di meccanica lettura e nemmeno un momento di inquisizione in cui si fanno mille domande senza ascoltare o porre attenzione a ciò che ci vuole comunicare il bambino o  il ragazzo.

Fra tutti libri citati fino ad ora trovate moltissimi Silent Book, libri senza parole, dove l’attenzione alle immagini crea la storia; sono i miei libri preferiti in assoluto perchè aprono mondi di parole e di vissuti in modo del tutto inaspettato…magari di loro vi parlerò la prossima volta..

Albi illustrati: Becker, Wiesner, Hauptman