“Dentro me cosa c’è?” perché è importante che bambini e ragazzi conoscano chi sono

Dentro me cosa c’è? edito da Terre Di Mezzo

Tutte le persone in momenti diversi della vita si fanno questa domanda: dentro me cosa c’è? E’ una domanda che contiene il senso della persona, l’esigenza di conoscersi, il capire chi si è e cosa sta dentro la nostra mente e dentro il nostro corpo. Quindi chiediamoci “Dentro me cosa c’è?” e perchè è importante che bambini e ragazzi conoscano chi sono.

le emozioni

Partiamo da loro: le emozioni. Sulle emozioni si è detto moltissimo, ci sono tantissimi libri, corsi di formazione, film… ma spesso non ci si ferma ad ascoltarle. Guardate questa illustrazione ci sono molte emozioni al suo interno, c’è il nero, il colore, l’illustrazione, il buio (cosa vedo), il mal di pancia (cosa sento), l’emozione (le farfalle nello stomaco). Dividere e allo stesso tempo, unire, ciò che si prova quando si sente un’emozione è un processo difficile che richiede tempo, richiede allenamento ma è fondamentale per sapere cosa si prova.

Abituare i bambini, che saranno poi ragazzi, a fermarsi a sentire ciò che c’è dentro di loro, è uno degli aspetti fondamentali per sapere nel modo più preciso possibile, cosa provo in quella situazione e quindi come posso reagire. Questo aspetto diventa quindi un fattore protettivo ( trovi un approfondimento qui https://www.serenaneri.it/pregiudizi-sulla-salute-mentale/ ).

I pensieri

Spesso questo è l’aspetto più difficile per i bambini e le bambine, dare voce ai propri pensieri. Per farlo abbiamo bisogno come prima di fermarci, di ascoltare “nel cervello molti perchè” . La capacità di comprendere i propri pensieri, è un fattore protettivo in quanto permette alla persona di sentire come propri i pensieri che sente e questo dà la capacità di poterli anticipare (cosa penso in questa situazione), ma anche di pensare a ciò che potrebbe accadere dopo ( cosa potrei pensare in questa situazione). Avere la capacità di sentire e dare voce ai propri pensieri, è un enorme fattore protettivo perchè permette la possibilità di utilizzare il problem solving, la flessibilità cognitiva, la comprensione dei pensieri dell’altro.

Forse ci capita spesso di chiedere ai bambini cosa hanno fatto, ma poco di chiedere “cosa hai pensato in quel momento?”… questo potrebbe già essere un ottimo inizio.

io sono anche il mio corpo

Tendiamo a essere molto attenti al benessere fisico dei bambini, li guardiamo, li osserviamo, vediamo se crescono in modo adeguato, chiediamo al medico se tutto va bene… poi cambia il nostro sguardo. I corpi diventano qualcosa da giudicare, da osservare perchè non diventi qualcosa di “diverso” da ciò che dovrebbe essere. Il corpo diventa un accessorio proprio nel momento in cui il corpo viene giudicato a livello sociale, viene vissuto come faticoso e pieni di cambiamenti.

“Dentro me cosa c’è?” descrive anche un corpo, uno stomaco, una pettinatura… e tutto questo arricchisce la domanda iniziale e pone la domanda esistenziale del “sono io?” . Sono io quel corpo che cambia, quel taglio di capelli, quel vestito che mi sta in quel modo, questi piedi che crescono, questo viso che cambia…

Il corpo fa parte del nostro modo di conoscere noi stessi e ciò che ci sta attorno, ma se considero il corpo solo come qualcosa da giudicare, da riempire o da svuotare, come posso riconoscerlo strumento di conoscenza fondamentale per la mia persona?

Iniziamo a mostrare e descrivere come il nostro corpo ci aiuta nelle azioni quotidiane , anzi sia fondamentale indipendentemente dall’essere magro o grasso, lungo o corto, con o senza una disabilità, ma iniziare a descrivere il proprio corpo senza giudizio.

noi siamo tante cose…non cerchiamo di semplificarlo!

Spesso cerchiamo di incasellare i bambini e i ragazzi in poche parole o in poche azioni, dimenticandoci che tutti noi siamo tante cose insieme, che sono i momenti diversi che ci caratterizzano e che oltre alle etichette, siamo anche una serie di scelte, di passioni, di valori, sin da piccoli.

Abituare alla complessità, all’esperienza delle molteplici risposte, aiuta a comprendere che ci possono essere varie soluzioni, che ci possono essere più comportamenti adeguati in un solo contesto. Permette di fondere senza giudizio più emozioni diverse, più pensieri diversi a volte anche contrapposte fra loro.

Unǝ bambinǝ può provare estrema gioia a casa ed estrema tristezza in un altro contesto, è sempre lǝ stessǝ bambinǝ ma, non dobbiamo pensarlo solo come felice o triste; è un insieme di tutte queste emozioni e sensazioni.

Dentro me cosa c’è?… un’infinità di cose, questo albo illustrato ci permette proprio di comprenderle tutte. Buona esplorazione di complessità a tuttiǝ voi!

per saperne di più

Per capire ancora meglio cosa si intende per fattori protettivi puoi leggere questo articolo dell’UNICEF https://www.unicef.it/diritti-bambini-italia/salute/salute-mentale/

Il Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica (TeRP) in età evolutiva

Ogni volta che mi trovo a provare a descrivere la mia professione mi sembra sempre di usare parole molto difficili che non arrivano mai al punto centrale della situazione, cioè: spiegare la mia professione! Allora ci riprovo, sperando che questa volta la definizione sia chiara. Andiamo a conoscere chi è il il tecnico della riabilitazione psichiatrica in età evolutiva.

punto di partenza: chi è il tecnico della riabilitazione psichiatrica (teRP)

Partiamo dalle definizione più descrittiva, quella che potete trovare anche su internet: 

Il tecnico della riabilitazione psichiatrica è una professione sanitaria che si occupa di salute mentale nell’ambito della prevenzione, riabilitazione e ricerca. Lavoro durante tutto l’arco di vita occupandosi dei problemi legati alla salute mentale.”

Ecco ora arriviamo a uno dei problemi maggiori quando devo descrivere la professione, il nome stesso.

Tecnico: dal lat. technĭcus, gr. τεχνικός, der. di τέχνη «arte» (pl. m. -ci). – 1. agg. a. Relativo alle applicazioni e realizzazioni pratiche di un’arte, di una scienza o di una disciplina, di un’attività:  (Treccani). Ecco questo significato di possedere un’abilità unica e specifica grazie alla quale realizzo un’arte penso che calzi benissimo con il mio lavoro. Potreste chiedervi cosa centra l’arte, ma in effetti nel mio lavoro creo qualcosa con pochi strumenti: uso le parole per creare relazioni, attraverso le immagini creiamo storie, con i giochi creiamo nuove modalità di pensiero e strategie per imparare. È un arte molto difficile riuscire a creare relazioni che si prendono cura. I tecnici della riabilitazione psichiatrica imparano a farlo.

Riabilitazione: riconquistare abilità che si sono perdute a causa di una malattia o di un problema insorto nel corso della vita ( non vi metto la Treccani perchè dà una definizione lunghissima…). Interveniamo dopo che una malattia, o un disturbo, ha cambiato, tolto o peggiorato le abilità di una persona. Principalmente questi disturbi hanno a che fare con la sfera psichiatrica ( disturbi psicotici, dell’umore, disturbi del neurosviluppo in età evolutiva…). All’interno di questo aspetto rientrano anche aspetti abilitativi, cioè aiutare a raggiungere nuove abilità che non erano presenti in passato assieme ad aspetti preventivi, di cui vi avevo già parlato qui https://www.serenaneri.it/category/prevenzione/ .

Psichiatrica: che si occupa della psiche tenendo conto degli aspetti fisiologici ed anatomici. Ecco qui però mi sento di approfondire oltre l’etimologia della parola, di guardare il pregiudizio che sta al suo interno.

Il pregiudizio sul termine “psichiatrico”
il tecnico della riabilitazione psichiatrica in età evolutiva

Questo nome fa ancora molta paura, perchè il termine “psichiatrico”  porta con sé anni di paure legate ai malati mentali, pregiudizi sull’essere matto o matta, su strane equivalenze per cui se ti occupi di psichiatria hai a che fare con persone che perdono il controllo, persone che non trattengono i propri istinti più profondi.

Tutto questo si chiama pregiudizio e spesso causa stigma nelle persone che soffrono di disturbi psichiatrici, e uno degli obiettivi che si pone la nostra professione  è eliminare lo stigma legato alla malattia mentale avendo come obiettivo ultimo la salute mentale.

Ecco allora il mio lavoro, che si basa su teorie ed evidenze scientifiche, che ha a che fare con test standardizzati, (cioè i cui risultati ci dicono il modo in cui quella funzione o abilità è presente nella persona rispetto alla media generale). Lavoriamo anche con le parole, con la comunicazione, con le storie delle persone, con l’ascolto e con il tempo.

Il nostro lavoro come tecnici della riabilitazione psichiatrica, è estremamente pratico, osservativo e in cui la teoria si fonde con la pratica, in cui occorre agire dopo aver osservato e ascoltato. La pratica delinea la nostra professione in modo decisivo, soprattutto quando lavoriamo nel campo dell’età evolutiva che comprende bambini e ragazzi.

il Terp in età evolutiva: PERCHè LAVORARE CON BAMBINI E RAGAZZI?
il tecnico della riabilitazione psichiatrica in età evolutiva

Questa è la domanda che forse mi è stata fatta più spesso negli ultimi anni. Pare che la nostra figura professionale possa intervenire solo in contesti di gravità e in età adulta, e penso ci sia ancora molto da fare in termini di ricerca e lavoro rispetto alla consapevolezza che la salute mentale esiste sin da bambini.

Spesso si fa riferimento ad altre figure professionali per lavorare con e per i bambini e i ragazzi; ma ci sono aspetti strettamente legati alla salute mentale, per cui penso che, la figura del tecnico della riabilitazione psichiatrica sia fondamentale per questa parte della popolazione.

I bambini hanno il diritto di essere consapevoli che hanno una mente che crea pensieri, emozioni, sensazioni, e hanno il diritto di potere e saper gestire ciò che pensano e provano  nel modo migliore per loro e per le persone che gli stanno intorno.

Prendiamo ad esempio i disturbi del comportamento, uno degli ambiti di cui mi occupo prevalentemente. 

Occuparci dei disturbi del comportamento non significa solo estinguere i comportamenti problematici, ma prendersi cura di queste persone. Significa renderli consapevoli delle loro emozioni e dei comportamenti che mettono in atto quando si sentono in un determinato modo. Occorre anche fare prevenzione per evitare nuovi disturbi che potrebbero presentarsi in età adulta (dipendenze patologiche, disturbi dell’umore…).

Lavorare assieme ai bambini e ragazzi, ha come aspetto di importanza prevalente, quello di aumentare i fattori di protezione e quindi evitare fattori di rischio che possono incidere sull’adulto che diventerà.

Occuparci di disturbi dell’alimentazione non significa attendere un calo di peso visibile a tutti, ma valorizzare ogni corpo, dare l’opportunità ai ragazzi e alle ragazze di sperimentare ciò che provano e come vedono il loro corpo e i loro cambiamenti. Significa agire già da piccoli aiutando avere un buon rapporto con il cibo, essere consapevoli del proprio corpo.

come lavorare da terp in età evolutiva

Lavorare in età evolutiva significa specializzarsi in alcuni ambiti specifici. Spesso la laurea triennale non è sufficiente per poter lavorare con bambini e ragazzi. Occorre frequentare master, corsi di perfezionamento e corsi specifici sono parte integrante del nostro lavoro. Assieme alla preparazione specifica, è fondamentale l’osservazione sul campo grazie alla possibilità di tirocini in studi o strutture che si occupano di bambini e ragazzi.

Ma la curiosità personale, la voglia di studiare libri, manuali, partecipare a corsi specifici, deve essere un punto fondamentale della nostra professione.

La società cambia continuamente e questo incide sui nostri comportamenti, i nostri pensieri, e sulle difficoltà che possono vivere bambini e ragazzi (pensate ad esempio all’effetto del covid sulla salute mentale). Informarsi in modo continuo significa anche essere aggiornati su nuovi metodi di riabilitazione, approcci, modalità di intervento ed osservazione. Questo implica la ricerca continua di corsi validi, spulciare fra le librerie online e offline per trovare libri di valore, leggerli e studiarli e magari accorgersi che non è quello che ci aspettavamo.

Cambiare il proprio sguardo su ciò che il nostro mondo offre, pensate a quanto i libri, le serie tv, le canzoni, i giochi possano diventare strumenti per generalizzare competenze personali o riflettere su noi stessi. Tutto questo fa parte del contesto riabilitativo che deve essere calato nella vita delle persone per cui progettiamo un percorso che ha l’obiettivo di migliorare, mantenere o ricovare il proprio benessere mentale.

il Terp in funzione della salute mentale

La riabilitazione non è da considerarsi come un “riempimento”, ma come parte integrante ed imprescindibile di un percorso di benessere personale.

Unə bambinə o unə ragazzə che intraprende un percorso con un Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica, vuole essere consapevole di ciò che accade nella sua mente; desidera mantenere quel benessere conoscendo il percorso che ha svolto per giungere a quel punto.

Il modo migliore per poter spiegare ciò che faccio sta proprio nell’usare le parole giuste per descriverlo. E’ possibile che le emozioni siano difficili da gestire, che il proprio corpo non piaccia, che ci si senta molto stanchi o depressi, è possibile avere un’ansia incontrollabile o avere difficoltà a rapportarsi con gli altri. Tutto questo può succedere, non è una colpa. Tutto questo si può imparare a comprendere e gestire grazie ad interventi mirati di riabilitazione psichiatrica.

Articoli scientifici a riguardo

https://www.researchgate.net/profile/Rita-Roncone-2/publication/303092845_Psychiatric_Rehabilitation_in_Italy_Cinderella_No_More-The_Contribution_of_Psychiatric_Rehabilitation_Technicians/links/5979bf31aca272177c27c74b/Psychiatric-Rehabilitation-in-Italy-Cinderella-No-More-The-Contribution-of-Psychiatric-Rehabilitation-Technicians.pdf

https://www.jpsychopathol.it/wp-content/uploads/2020/10/01_Martinelli-1.pdf

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1636112/