“Imperfetta” la storia di un corpo

Ci sono albi illustrati le cui immagine richiamano un immaginario infantile, albi illustrati le cui parole richiamano favole antiche, e albi illustrati in cui immagini e parole fanno vivere una storia che spesso è la storia di quasi tutti. Una storia “imperfetta”, la storia di un corpo, e di come subisce ciò che lo circonda.

LA STORIA NARRATA…E QUELLA VISSUTA

Questo albo illustrato è tratto da una storia vera, la storia della nascita di questo libro la potete trovare raccontata da Stefania Ciocca  a questo link. Per questo non mi soffermerò molto sulla trama, ma vorrei narrare la storia proprio partendo dalle immagini e dalle parole dell’albo. Il racconto di questa storia è autobiografico ma racconta anche la storia di quelle volte che ci siamo sentiti e sentite imperfettǝ, di quella volta che abbiamo sentito il desiderio di cambiarci, di quella volta che abbiamo visto un bambino o una bambina, guardarsi allo specchio senza piacersi perchè non uguale a qualcun altro, racconta di tutte le volte che ci siamo chiestǝ se avesse un senso modificare parti del nostro corpo… e se pensiamo di non aver mai avuto questi momenti: l’albo ci ricorda di quella volta che abbiamo provato tutto questo senza che ce ne accorgessimo.  

salute e bellezza

La storia inizia sin dalle prime pagine parlando del concetto di salute e di bellezza. Torniamo a un tema a me caro soprattutto negli ultimi anni, sul fatto che tendiamo a vedere come “sano” ciò che è anche esteticamente bello ( che poi ce lo portiamo avanti dall’antica Grecia, ma andiamo avanti…). I protagonisti del libro sono un’artista e un chirurgo plastico, e per l’artista era impensabile operare qualcosa di sano perchè diventi anche bello. 

Quante volte però anche noi scegliamo scelte belle, e intacchiamo ciò che c’è di sano? Mi vengono in mente i buchi alle orecchie, che appartengono da millenni alle culture umane ma che non hanno un senso di salute, anzi sono un foro nelle nostre orecchie, ma diventano per noi un valore personale e sociale. Solo su questa prima parte potrei scrivere pagine e pagine di riflessioni ma cercherò di concentrarmi solo su una riflessione: chi e cosa stabilisce ciò che è sano e ciò che è bello? 

La salute viene definita da standard clinici ma anche dalla percezione personalemi sento bene…mi sento forte… mi sento capace di affrontare questa cosa...”. La bellezza viene definita dallo sguardo di ognuno, ma anche dalla società “mi piace questo… ho visto la pubblicità di quello e lo devo avere!… questo vestito proprio non si può vedere, era scritto anche sul tal giornale…“. Quello che però unisce tutto è ciò che sceglie la persona, quanto riusciamo a esprimere e a capire cosa per noi è davvero bello e cosa scegliamo per il nostro corpo, in una parola: autodeterminazione. Questo deve iniziare sin da bambini, trovate un approfondimento qui .

la bellezza, il corpo e il pregiudizio 

Dave e Andrea, sono innamorati e si scambiano cartoline sulle loro giornate. Nelle aspettative di Andrea, l’artista, le giornate di Dave erano costellate di persone che volevano modificare il proprio corpo per apparire migliori, più bellǝ  , ma si accorge che Dave dona nuove possibilità.  Dona ai corpi delle persone la possibilità di sentirsi a proprio agio, di riacquistare parti di pelle che si erano rotte o ustionate.

Andrea ci mostra il pregiudizio ma anche la capacità di mettersi in ascolto, di andare oltre.  Sin da piccoli interiorizziamo i concetti di bellezza, cerchiamo di rappresentarli in pieno: il modo in cui vestirci, quanto essere forti, come avere i capelli… sono tutti interiorizzazioni di ciò che la società definisce bello e in questo albo Andrea si chiede davvero quanto costa raggiungere la bellezza.

la bellezza e il giudizio 
 

Una frase semplice che forse abbiamo pronunciato più e più volte nella nostra vita “temeva che lo avrebbero preso in giro…” . Dave racconta di come una mamma ha chiesto di operare il proprio figlio per paura delle derisioni che avrebbero potuto esserci in futuro. Queste frasi risvegliano in noi adulti la paura del nostro passato in cui magari siamo stati derisi, offesi, picchiati, allontanati, lasciati da soli, incompresi… e tutte queste emozioni ci fanno paura perchè tornano e tornano le sensazioni corporee che queste emozioni ci hanno lasciato. Andrea rivive in prima persona il suo passato in cui aveva iniziato a pensare di modificare il proprio corpo perchè non magro, perchè il naso era grosso, perchè il suo corpo “mi pareva informe e sgraziato… ero imbarazzata. Mi sentivo strana.” Pensa a come per tutti la scuola fosse un inferno tranne per l’unica ragazza che rispettava tutti i canoni di bellezza: il corpo era della dimensione giusta, i capelli perfetti, i vestiti alla moda. Per poter accompagnare bambini e bambine a sviluppare un’immagine corporea positiva, dobbiamo partire dagli adulti e dalle frasi, emozioni e sensazioni che hanno vissuto loro in prima persona, aiutarli a comprendere per poter modificare ciò che possono fare oggi. Per questo è nato il progetto “C’era una forma…” potete cliccare qui per saperne di più. 
decidere di essere imperfetta 

Andrea sceglie di restare “imperfetta“, ma la parte più interessante è la descrizione della sua fatica. Sì, proprio la fatica, scegliere di non cambiare, di stare in un luogo in cui si viene giudicati per come è il proprio corpo, è una scelta faticosa che richiede tempo per pensare alle conseguenze, al proprio sentire, a ciò che comporta quella decisione. Non è vero e nemmeno realistico usare frasi come “fregatene…non ci pensare… pensa con la tua testa” perchè non viviamo soli e nemmeno in un mondo perfetto.

Quello che possiamo fare sin da piccoli è lavorare sul come poter reagire ad alcuni eventi, alcune parole, alcune situazioni che possono accadere realmente. Costruire non solo una serie di risposte verbali da poter utilizzare, ma un vocabolario emotivo da sperimentare e su cui potersi sintonizzare.

la mia storia è la storia anche del mio corpo

Andrea spiega la sua storia in queste pagine . Lo spiega senza retorica, ci mette fatica, contraddizioni, pensieri, emozioni e comportamenti. Racconta la sua storia di bambina quando ormai è adulta, ma sarebbe bellissimo poter aiutare in quella fatica i bambini e le bambine che ora si sentono così, che ora sentono quel giudizio e quella fatica per accompagnarli e comprendere se le imperfezioni che vedono, lo sono davvero e possono conviverci e se non possono, aiutarli a capire il perchè.